Storia dell’Accademia

Accademia di architettura Mendrisio, Mario Botta 1996
Mario Botta, 1996
Aurelio Galfetti, Leonardo Benvolo, Accademia di architettura di Mendrisio
Aurelio Galfetti e Leonardo Benevolo
Accademia di architettura Mendrisio, Peter Zumthor 1996
Peter Zumthor, 1996
Accademia di architettura Mendrisio, Kenneth Frampton 1996
Kenneth Frampton, 1996
Accademia di architettura Mendrisio 1996

Fondazione
L’Accademia di architettura veniva fondata a Mendrisio nel 1996, in contemporanea all’istituzione dell’Università della Svizzera italiana con sede a Lugano. La Scuola nasceva sulla base del progetto elaborato su incarico politico dall’architetto Mario Botta, che vi coinvolse un ristretto gruppo di studiosi e architetti, con l’appoggio del Consigliere di Stato Giuseppe Buffi, responsabile dell’educazione negli anni 1986-2000, e del sindaco di Mendrisio Carlo Croci. Il profilo la distingueva sensibilmente dai tradizionali Politecnici e dalle Scuole di architettura già esistenti in Svizzera. L’indirizzo culturale e pedagogico proposto si ispirava a una forte impronta umanistica, intesa come nuova sintesi tra saperi tecnici, scienze umane e sociali, tra competenze operative e pensiero critico e storico. Con questo spirito, che sin dal titolo di “Accademia” richiama le tradizioni umanistiche e alla correlata interdisciplinarità, la scuola di Mendrisio dichiarava di voler giocare un ruolo di cerniera culturale tra mondo nordico e mediterraneo. Un ruolo che trova riscontro fedele nelle figure che ne hanno sviluppato il progetto e che ne avrebbero avviato le attività: studiosi come Werner Oechslin, William Curtis, Francesco Dal Co, Leonardo Benevolo, Kenneth Frampton e Carlo Bertelli, architetti quali Aurelio Galfetti (primo direttore della scuola), Peter Zumthor, Ignasi de Solà-Morales, Panos Koulermos, Elia Zenghelis, Esteban Bonell, filosofi come Massimo Cacciari, scienziati come Albert Jacquard, matematici come Alberto Albeverio, esperti d’arte come Harald Szeemann…

 

Cronologia

Sin dai primi anni la nuova scuola si caratterizza per l’internazionalità dei suoi architetti e professori. Negli atelier di progettazione vediamo succedersi personalità provenienti dalle diverse aree linguistiche della Svizzera, dall’Italia, dalla penisola iberica, da Gran Bretagna, Belgio, Olanda, Francia, e in seguito anche da India, Estremo Oriente, Africa... Variegate sono le provenienze anche dei professori di storia, teoria e tecnologia, qui con una prevalenza svizzera ed europea, ma con autorevoli figure anche d’oltreoceano. Altrettanto numerose sono diventate presto le nazionalità degli stessi studenti: oltre agli svizzeri delle diverse aree linguistiche, vi troviamo una forte rappresentanza italiana e significative rappresentanze di molti altri Paesi europei ed extraeuropei. L’interdisciplinarità del progetto culturale si è così tradotta in un internazionalismo culturale. 
Come evidenziato dalla composizione del corpo docente e dai piani di studio (che traevano ispirazione anche da alcune grandi esperienze pedagogiche quali la Scuola di Ulm e il precedente Bauhaus), sin dall’esordio il percorso formativo viene impostato su un binario parallelo dove l’apprendimento operativo degli atelier è affiancato e potenziato da un apprendimento interdisciplinare che spazia dalle conoscenze tecnico-scientifiche alla cultura artistica e umanistica.
La scelta dei docenti è sempre stata guidata dai principi dell’autorevolezza culturale e, nel caso degli architetti, della loro reputazione artistica e professionale, chiamando sia figure d’esperienza sia figure emergenti delle nuove generazioni. Il piccolo gruppo iniziale di architetti e professori delle diverse aree disciplinari si è ampliato di pari passo con l’entrata a regime dei corsi e al continuo aumento del numero di studenti, sino a costituire un Consiglio dei professori attualmente superiore alle venti unità, cui vanno aggiunti i numerosi architetti e docenti invitati periodicamente.

 

Archeologia

La regione insubrica, che si sviluppa tra il cantone svizzero del Ticino e la contigua Alta Lombardia, vanta da molti secoli eccezionali tradizioni nell’arte architettonica. Dai Maestri Comacini e Maestri Campionesi, protagonisti del Romanico internazionale, si passa ai grandi architetti del Rinascimento e del Barocco italiano, come Pellegrino Tibaldi, Domenico Fontana e Carlo Maderno. A quella straordinaria stagione, culminata con il sommo Francesco Borromini, seguiranno altre stagioni esemplari, come nella migrazione degli architetti neoclassici ticinesi in Russia. La stessa regione insubrica produrrà poi, lungo il Novecento, molti architetti d’eccellenza del Moderno. Ne è esempio il Razionalismo lariano, con figure quali Giuseppe Terragni, Pietro Lingeri, Cesare Cattaneo… La temperie modernista plasmerà infine, nel secondo Novecento, quella che viene identificata come la “Scuola ticinese di architettura”, tra i cui rappresentanti annoveriamo Rino Tami, Peppo Brivio, Tita Carloni, Luigi Snozzi, Flora Ruchat-Roncati, Ivo Trümpy, Livio Vacchini, nonché Mario Botta e Aurelio Galfetti, fondatori dell’Accademia di architettura, una scuola giunta finalmente a coronamento di queste straordinarie tradizioni.
L’esigenza di introdurre anche in Ticino una istituzione di livello accademico, universitario, vide tra i pionieri ottocenteschi l’uomo politico Stefano Franscini, che con l’amico lombardo Carlo Cattaneo elaborerà a tale scopo delle proposte istituzionali. Anche se queste non vedranno subito una loro realizzazione, il problema di una formazione superiore nel campo dell’architettura troverà tuttavia una risposta nelle riforme delle Scuole di disegno caldeggiate in particolare da Augusto Guidini, architetto e studioso di grande impegno civile (suo il progetto del Liceo di Lugano). Grazie a personalità come l’architetto Guidini e i suoi amici artisti Luigi Rossi e Vincenzo Vela, così come prima di loro l’architetto Luigi Fontana (direttore della Scuola di disegno di Mendrisio, suo il progetto del Palazzo Turconi) e successivamente l’ingegnere forestale e filosofo Arnoldo Bettelini, il Ticino terrà viva, tra Ottocento e primo Novecento, la volontà di dotarsi di istituzioni per la formazione superiore accademica, universitaria.
La presenza in Ticino di importanti intellettuali europei è sintomo della ricca vita culturale del cantone nel secondo Novecento. Le esperienze artistiche di Monte Verità, gli incontri Eranos di storia delle religioni, l’impetuoso sviluppo del sistema museale, la nascita di fondazioni artistiche e culturali, l’emergere di nuove figure di letterati e studiosi di statura europea, la presenza di un premio Nobel quale Hermann Hesse e di filosofi come Max Horkheimer e Friedrich Pollock (le loro case a Castagnola sono firmate da due architetti della “Tendenza ticinese”, Rino Tami e Peppo Brivio): erano molti i segnali che spingevano affinché il Ticino si dotasse di una istituzione accademica. Un obiettivo culminato nella nascita dell’Università della Svizzera italiana nel 1996, di cui l’Accademia di architettura fa parte.

 

Salvatore Settis

Storico dell'arte - Cattedra Borromini 2014-2015

«Sin dai suoi inizi l’Accademia ha puntato sulla riscoperta e sul riscatto di nessi culturali che la specializzazione dei saperi e dei mestieri aveva messo in ombra. In primo luogo la spola fra cultura tecnica e cultura umanistica, non in quanto interdisciplinarità di maniera, ma come contaminatio nel senso latino del termine, e cioè mescolanza, rispecchiamento, convergenza, se non addirittura fusione».